Da diversi anni con il solito gruppo di amici fidati,
abbiamo preso la sana abitudine, specialmente nelle sere d’inverno, di restare in casa a guardare un
film.
L’idea di stare in giro a tentare di riscaldarci le
mani col fiato, spintonarci per arrivare al bancone di un pub e strapagare una
birra annacquata, proprio non ci va.
Allora si sceglie un film, si sposta il divano per
meglio vedere la tv, si mangiucchia un dolce che qualcuno ha avuto l’ottima
idea di cucinare e portare, e si comincia.
Non manca chi si lamenta del freddo, chi si lamenta
perché non vede bene, chi si lamenta per il semplice gusto di lamentarsi.
Fortunatamente, però, che il film sia stupendo (molto
raro) o risulti veramente pessimo (più probabile), le serate cosi organizzate si
concludono sempre abbastanza bene e sempre, almeno per me, hanno un gusto di
intimità e amicizia davvero squisito.
La scelta del film è un gravoso impegno: la scelta
sbagliata, infatti, rovina inevitabilmente la serata.
Occorre imparare, allora, a pianificare la scelta in
base a dei fattori: quante persone ci saranno? Che tipo di persone ci saranno?
Che tv si ha a disposizione?
Sembra esagerato, ma non bisogna sottovalutare nemmeno
uno di questi elementi.
Se si è in tanti, ad esempio, il thriller, il film
romantico, quello di fantascienza, e l’horror con una trama complessa, sono da
sconsigliare sia perché basta un piccolo mormorio di ognuno dei presenti per
perdere il filo sia perché, soprattutto nel nostro caso, la pulsione (perché è
di questo che si tratta) che spinge a commentare ironicamente e sarcasticamente
ogni fotogramma del film, rende ogni pellicola simile ad American Pie o a
Fantozzi.
Ecco quindi che subentra l’importanza della tipologia
di persone presenti: sono persone tranquille? Hanno gusti normali? Si
accollerebbero un film più impegnato?
Infine la tv: se si è in tanti e lo schermo è un tubo
catodico da 20”, risulta logico non proporre Avatar.
Tutto questo panegirico per arrivare al film che,
giorni addietro, ho avuto la fortuna di vedere con una coppia di amici: quattro
persone, nessuna particolare fisima per il genere cinematografico, tv lcd
full-hd 32”.
Solitamente il nome di questo regista suscita uno
smorfia di disapprovazione ed esclamazioni del tipo: “Immagino che sarà leggero
il film…”.
Ma, avendo letto le recensioni, anche se proprio
“Natale alle Bahamas” non è, so che non è neanche “Il pianista”.
La trama è semplicissima: due ragazzini, Zachary ed
Ethan, si scontrano fisicamente in un parco. Il secondo ne uscirà con due
incisivi rotti e qualche altro problemuccio.
Piuttosto che considerarla semplicemente una tipica
rissa tra adolescenti (forse con qualche danno di troppo), i genitori dei
ragazzi si incontrano nell’appartamento dei genitori di Ethan, per discutere
sul da farsi.
“Geniale” è il primo aggettivo che mi viene in mente
guardando le prime scene.
Tutto girato all’interno di un appartamento, con un
cast di quattro ottimi attori e una telecamera perlopiù a spalla.
Gentilezza, ipocrisia e atteggiamenti politically
correct guidano i primi trenta minuti del film.
I protagonisti si parlano, si aprono, si scusano e si
rapportano in maniera eccellente. Sembrano anche aver trovato un punto di
incontro per sistemare il viso del ragazzino colpito.
Ma il troppo storpia, si dice. E al tipico invito a
rimanere per prendere un caffè/thè (che di solito ottiene una risposta
educatamente negativa), la situazione cambia radicalmente.
In un crescendo di tensione, che a tratti sfocia nel
puro umorismo, le maschere della società perbene cadono, e si iniziano a vedere
i veri volti dei personaggi.
Chi ti ha fatto inizialmente simpatia, il tipo che
cerca di mettere pace e usa toni sommessi, in realtà è un bifolco.
Chi avevi inquadrato come stronzo, in realtà…lo è.
Chi sembrava ferma e matura, ha invece il bicchiere
facile e un esaurimento nervoso.
Chi sembrava fine ed altolocata, si rivela amante
dell’alcool e leggermente depressa.
Anche a voi è venuto in mente Pirandello? Forse
perché pirandelliana è la situazione, con i riti sociali e la finta cortesia;
pirandelliana è anche la scelta cinematografica, con un set tutto rivolto allo
spettatore e con le quinte in cui non sai cosa stanno facendo/dicendo/pensando
i personaggi che vi sono.
Conflitto moglie/marito e, generalizzando uomo/donna;
flusso espositivo ininterrotto arricchito, anzi, da storie esterne alla situazione che si inseriscono tramite le telefonate
sul cellulare; ottima caratterizzazione dei personaggi; colpi di scena.
Cosa altro dire, se non che è stato un ottimo film
che ha, però, un’unica pecca: non la svelerò, per non rovinarvi in anticipo la
visione.
Davvero un’ottima serata, non c’è che dire.
A quando la prossima?