giovedì 12 gennaio 2012

Ricordi

La periodica pulizia a cui sottopongo l’hdd dei miei pc, mi porta ogni volta, puntualmente, a riscoprire dei vecchi tesori dimenticati.
File di word o notepad con idee su nuovi racconti; frasi iniziali di poesie che non verranno mai scritte; incipit di racconti di cui non ricordo più la trama.
La cosa più bella però, è leggere la data di creazione di queste pepite. Ho sempre avuto la buona abitudine di inserire, anche nelle brevi frasi gettate di slancio e di fretta su pezzi di carta, l’ora e la data in cui li ho scritti.
Rileggerli, magari anni dopo, mi da una sensazione di nostalgia dolcissima e mi spinge ad un piacevole esercizio di memoria: ricordare dove potessi essere in quel momento, con quale persona, con quali idee in mente, e pensare se in quel momento del passato ero riuscito ad immaginare dove il me stesso futuro sarebbe stato, rileggendo quell’appunto.
Questa piccola premessa perché in un hdd esterno, nel labirinto delle cartelle di Windows, ho trovato questa riflessione su un libro di Paolo Coelho.
Ho leggermente modificato il testo per motivi personali, ma il contenuto è rimasto intatto.
Buona lettura.

“Ho appena finito di leggere le prime pagine de “Sono come il fiume che scorre”.
Una persona a me cara me l’ha regalato l’8 marzo, quasi tre mesi fa, ma non lo avevo ancora aperto.



Il motivo è semplice: come ogni libro di Coelho, ho sempre il timore che quelle maledette pagine mi sbattano in faccia una realtà che, forse per paura, o forse per…no è solo per paura, non voglio leggere e, quindi, affrontare.
In più, dopo che questa persona aveva già scritto la dedica in prima pagina (dolcissima e commovente, come sempre), ci siamo accorti che, a causa di un errore di stampa, al libro mancavano delle pagine. Non mi andava di leggere un libro…difettoso.
Oggi, invece, l’ho iniziato.
Come volevasi dimostrare. Due pagine mezzo, “Un giorno nel mulino”, ed eccomi con la testa a Parigi. Coelho racconta di aver comprato un vecchio mulino in un paesino di 200 anime in Francia e di averlo adibito a residenza. Quando va lì è solo. Vivere in campagna lo porta a incontrare poche persone. È il concetto di “quasi nessuno”, che riesce ad esprimere cosi bene. Cosi come quello del Mondo che entra tramite l’ADSL.
Ma non è questa la cosa strana, si può vivere da solo anche in una metropoli.
No, il punto che vuole esprimere Coelho è un altro: cosa pensi quando sei in un ambiente come quello che lui descrive? La campagna, le lunghe passeggiate, gli animali, la vita regolata solo sulle condizioni meteorologiche?
Per quanto mi riguarda, però, non è questo. Ciò che Coelho ha scritto è esattamente quello che ho provato io a Parigi.
Parigi è stata la mia campagna, il mio modo di isolarmi e vivere un contesto in cui potere organizzare la giornata senza lo stress degli impegni lavorativi e, soprattutto, senza sentire la mia stessa voce ripetermi cosa dovevo e/o non dovevo fare.
Anche io ho provato la stessa sensazione che provava lui, quando in un bar ha trovato la connessione ad internet: affacciarsi sul mondo. Non riesco a trovare parole migliori per definire l’impatto che le notizie su ciò che stava succedendo in Italia, mentre io passeggiavo sugli Champs Elysees, ebbero su di me.
La cosa bella di tutto ciò, però, era quando cliccavo sulla X del browser.
Tutto il mondo era su internet. Ma il mondo che volevo io era solo due passi fuori dall’hotel.”                                                                                                            


27/05/2009, ore 12.58.

1 commento:

  1. Raccontami le storie che ami inventare...
    raccontami le nuove esaltanti vittorie...
    abbracciami ed ubriacami di ironia e sensualità...

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