sabato 27 ottobre 2012

Sherlock, the King



Mi sono seduto al pc con l’intenzione di scrivere una semplice recensione della nuova serie tv Sherlock attenendomi ai canoni tipici. Ma è stato più forte di me. Scriverò quindi, semplicemente, quello che la serie mi ha suscitato e portato alla memoria.
Le informazioni riguardanti questa nuova versione del conosciutissimo detective inglese, infatti, sono facilmente reperibili in rete: vi posso dire, però, che di nuovo, in questa versione ambientata ai giorni nostri, c’è che il personaggio è anch’egli moderno, utilizza il gps, gli sms e la rete e la stretta conoscenza delle materie attinenti a ciò che è il suo lavoro, è stata semplicemente riportata fedelmente.
Se nel racconto con cui Doyle introduce i personaggi, “Uno studio in rosso”, Watson appunta che Sherlock non ha la benché minima conoscenza della letteratura (elemento sul quale in seguito si correggerà, visto che Holmes citerà Dante e Shakespeare) e dell’astronomia (elemento, invece, confermato e citato nelle nuova serie), mentre sa distinguere tra più di duecento differenti tipologie di tabacco, anche l’Holmes moderno ha tali limiti. Ma cosi come affermava di riempirsi la testa (nella versione originale paragonava il cervello ad una soffitta) solo di materie importanti ai fini della ricerca investigativa, anche in questa nuova versione lo troviamo convinto di tale importanza.
Di nuovo,( forse, visto che Doyle non ne accenna affatto, se non per un lieve misoginismo) c’è che Sherlock è tendenzialmente omosessuale.
Quello che mi premeva di più scrivere, invece, è che il personaggio ha inspirato cosi tanta produzione letteraria, cinematografica, fumettistica, musicale, animistica e chipiùnehapiùnemetta, che uno dei miei scrittori preferiti non poteva non subirne il fascino e l’influenza.
Mi riferisco ad un racconto scritto da Stephen King, contenuto nella raccolta “Incubi e deliri”, nel quale per la prima e ultima volta nella sua vita, Watson arriva alla soluzione di un caso prima del detective.
Poi mi è venuto in mente che anche Umberto Eco volle omaggiare il personaggio inglese, chiamando il protagonista del suo “Il nome della rosa” Guglielmo da Baskerville, in riferimento al romanzo “Il mastino di Baskerville”.
Infine, ed è una supposizione mia, non certo avallata dalle testimonianze dei due scrittori, mi è sembrato davvero curioso come tra i due scritti, quello di King e di Eco, vi fosse un’altra, più velata, analogia: cosi come Watson nel racconto del maestro del brivido (quanto è riduttivo questo epiteto!), scrive alla veneranda età di quasi cento anni, allo stesso modo Adso da Melk scrive testuali parole: “[…] Giunto al finire della mia vita da peccatore, mentre canuto senesco come il mondo […] mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui in gioventù mi accadde di assistere.”
Che King abbia letto Eco, oltre che auspicabile per il buon lettore americano, credo sia anche abbastanza verosimile. King ha affermato di scrivere praticamente ogni giorno, escludendo il giorno di Natale, quello del ringraziamento e quello del suo compleanno ( bugia che ha poi smentito in seguito: tale affermazione era stata  creata di concerto con il suo editore per creare un’aura da scrittore ossessivo – compulsivo. In realtà ha affermato di scrivere anche in quei giorni), ma ha anche affermato di leggere in misura altrettanto grande. Non sembra, quindi, cosi difficile che abbia avuto tra le mani una copia del romanzo di uno dei più grandi scrittori italiani.
Sfortunatamente non lo sapremo mai.
A meno che non si chieda a King.
Ma so che è difficile reperirlo: sta sempre a scrivere.
Ad maiora.

1 commento:

  1. Trovo estremamente affascinante il modo col quale tu riesca a trovare continui riferimenti, in tutto ciò che commenti, ad altri autori, opere,campi.
    Questo è, secondo me, indice non tanto di una cultura estesa e di una mente eclettica, ma principalmente di quella forma mentis che ti ha contraddistinto sin dalla più tenera età: alludo alla tua innata capacità di intrecciare relazioni, link e quant'altro tra tutto ciò che hai davanti, pescando, talvolta, in qualche schedario della tua memoria (qualcuno ha detto "L'acchiappasogni" di King?) o della tua coscienza.
    Ad maiora.

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